giovedì 16 febbraio 2012

Morire per raccontare


Leggo su Repubblica.it di qualche tempo fa, dell'uccisione del giornalista francese Gilles Jacquier, di France 2, morto a Homs, in Siria, a causa di un attentato durante un comizio. Leggo che Jacquier aveva ricevuto il premio Ilaria Alpi nel 2011. E allora mi torna alla mente la storia di questa giornalista, uccisa a Mogadiscio, in Somalia, mentre seguiva l'evolversi della guerra civile per il TG3 e indagava su il traffico di armi e rifiuti tossici nella zona; traffico che sembrava intrecciarsi inesorabilmene con l'Italia. Diciamo "sembrava" perchè dopo la sua morte, sopratutto dal processo che seguì, non fu fatta chiarezza al riguardo. Ilaria Alpi fu uccisa il 20 marzo 1994, insieme Mirian Hrovatin. Sembrò un' uccisione mirata, perchè la guardia del corpo e l'autista, presenti al momento dell'agguato, non furono nemmeno sfiorati; chi sparò, sparò per colpire proprio loro, anche se la commissione d'inchiesta istituita in Italia la pensò diversamente. Ad accrescere i sospetti, un presunto servizio che il giorno stesso della sua morte doveva essere trasmesso in Italia; un servizio da lei annunciato al suo capo redattore, un servizio completo, ma che non si sa che fine abbia fatto.
Perchè scrivere di questo argomento? Forse perché mi torna in mente una tesi di laurea presentata all'Università degli Studi Roma Tre qualche anno fa, dedicata proprio alla giornalista italiana. Una tesi che mi piacerebbe molto poter leggere.
Un pensiero va a tutti quei giornalisti che, nonostante tutto, credono ancora nell'importanza del raccontare quanto accade al mondo, qualunque sia il prezzo da pagare.

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